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Sunday 28 August 2016

Nicola Piovani stasera a Sanremo: «La mia musica in quel teatro, sono curioso di vedere l’effetto che fa»

Il compositore da Oscar presenta un viaggio tra le colonne sonore da film che ha firmato

pubblicato da: www.lastampa.it

Il compositore da Oscar Nicola Piovani è protagonista, oggi (21,30), al teatro Ariston di Sanremo, del concerto «La musica è pericolosa». Un viaggio tra le colonne sonore di film che hanno fatto la storia del cinema italiano, firmate da lui.

Maestro, ha detto di essersi avvicinato alla musica grazie al Festival di Sanremo, che sua madre seguiva. Poi è stato presidente della Giuria di qualità dell’edizione 2013. Ora torna sul palco dell’Ariston, che è anche una grande sala cinematografica.
Sì il mio primo approccio con la musica è stato con la radio, che mia madre teneva metodicamente sintonizzato su Le Canzoni del Festival. Le prime musiche che in infanzia ho ascoltato erano quelle del maestro Ruccione, di Angelini, Fragna… Le voci di Claudio Villa, Gino Latilla, Carla Boni… Oggi suonerò, col mio affiatato gruppo, sul palco di questo mitologico teatro, simbolo, nel bene e nel male, di un’Italia canora amata, criticata e seguita da milioni di persone da decenni. La mia musica in quel teatro: sono curioso di “vedere l’effetto che fa”.
Quali sono i suoi ricordi di Fabrizio De André, artista con il quale ha firmato pagine della storia della musica cantautorale?
I ricordi sono tanti, e anche gli insegnamenti sono stati tanti. Per esempio: era un artista schivo, non compariva in tv, evitava i festival, ma non se ne vantava, era per lui una scelta naturale. In tanti anni non l’ho mai sentito dire «Io in televisione non ci vado». Non ci andava e basta. Come sapete, rispettava ed amava le puttane, ma non le puttanate.
Ha detto di comporre nella Tuscia, dove ha le radici. Anche il mare è per lei fonte di ispirazione?
Ho scritto molto a Roma, ma anche a Corchiano, nel viterbese. C’è stato un periodo in cui, insieme a Vincenzo Cerami, lavoravo a Sabaudia, in una casa sul mare, d’inverno: il fascino del mare invernale mi seduceva, mi sconvolgeva…Quei giorni ho capito il commovente canto dedicato al mare nel Simon Boccanegra di Verdi.
Musica, cinema, teatro, letteratura, premi, riconoscimenti anche internazionali, l’Oscar. Cosa sogna ancora?
Sogno innanzitutto di poter continuare a fare quel che faccio, continuare a girare l’Italia intera suonando, le città e le meravigliose province della nostra penisola - e ogni tanto qualche concerto all’estero. E poi, mi piacerebbe portare alle scene un’opera, una vera e propria opera con tenore, soprano, baritono, coro, orchestra… È un progetto che ho da 30 anni, su un libretto progettato con Vincenzo Cerami. Ma credo che gli enti lirici italiani siano restii ad affidare un’opera di cartellone a un musicista che viene dal cinema. Chissà, forse hanno ragione, e credo che questo progetto resterà nel cassetto. Ma molti altri che ho in animo li realizzerò.
Qual è il suo segreto di un entusiasmo e di uno sguardo da ragazzo?
Quando vedo un ragazzo entusiasta mi commuovo, cerco di imparare da lui l’arte di invecchiare bene. E il segreto credo che sia mantenere accesa la fiaccola dello stupore, il piacere della scoperta, il gusto di essere contraddetto e scoprire che avevo torto… Lasciarsi convincere a cambiare idea, stupirsi gioiosamente di una novità… Ma è difficile, dopo i 30 anni si comincia fisiologicamente ad essere conservatori, a intraprendere un percorso di vita pericoloso. E noioso.
Lei è uno dei nomi che rendono grande l’Italia. E’ orgoglioso di essere italiano?
Mi piacciono le lodi e i complimenti, anche quando mi sembrano eccessivi… Sono felice di essere italiano, anche perché, come dice Giuseppe Gioacchino Belli, «ogni ragno vo’ bene alla su’ tela». Certo... Quale Italia? Quella dei volontari che a migliaia stanno portando aiuti solidali nelle zone terremotate con sorprendente senso del sacrificio? O quella dei faccendieri che ridevano al telefono immaginando il lucro che avrebbero rubato sul terremoto de L’Aquila nel 2009?

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